Meccaniche della Meraviglia in Movimento ha presentato un nuovo evento multidisciplinare che unisce arti visive e danza performativa, che è andato in scena dal 19 novembre all’8 dicembre 2022 alla Reggia di Caserta, nello splendido scrigno della Castelluccia.
Da vent’anni l’Associazione Meccaniche della Meraviglia di Brescia porta avanti progetti e mostre con la chiara intenzione di avvicinare un nuovo pubblico alla cultura contemporanea, e allo stesso tempo animare e valorizzare spazi architettonici di particolare pregio.
Il format espositivo prevede l’invito ad artisti a intervenire con installazioni site-specific in luoghi e contesti solitamente non fruibili al pubblico.
Alla Reggia di Caserta
Quest’anno l’evento è stato organizzato a Caserta, alla Castelluccia, luogo di svago del giovane Ferdinando IV di Borbone. Progettata nel ‘700 dall’architetto Francesco Collecini, che aveva in mente di creare una fortezza in miniatura, la Castelluccia si presenta in tutta la sua suggestione, con una pianta ottagonale circondata da una terrazza. Intorno ad essa, una sorta di giardino dell’Eden con lussureggiante vegetazione, ponti, isolotti artificiali e finte rovine che si specchiano nell’acqua cristallina.
Attraverso il meccanismo della cosiddetta “duplice entrata”, ovvero, sottolineando la medesima importanza tra luogo che la ospita e l’opera che ingloba in se stessa lo spazio, Meccaniche delle Meraviglie vuole garantire la cattura dello spettatore nella maniera in cui il solo spazio o la sola opera non sono capaci di fare. Lo spaesamento dello sguardo, il creare l’abitudine a cambiare il punto di vista, ad uscire dallo stereotipo e vedere le cose nella loro essenza, questo il concetto dal quale partono tutte le loro realizzazioni.
Questa proposta di mostre d’arte contemporanea, allestite in spazi architettonici di particolare pregio, quali Castelli, Palazzi, Chiese, siti di Archeologia Industriale o siti Archeologici veri e propri, è concepita e organizzata come un percorso itinerante, con lo scopo di far conoscere e valorizzare alcuni luoghi emblematici del territorio.
YoY Performing Arts
Quella di Caserta è stata una performance del collettivo di danza contemporanea YoY Performing Arts che ha proposto una sorta di “attivazione” e interpretazione delle opere di Albano Morandi e Bizhan Bassiri tramite il movimento, con musiche originali di Timoteo Carbone.
Un dialogo a due voci, un incontro di sguardi e di percorsi artistici che si incrociano in un “segreto centro”, dove l’uno guarda l’altro: Albano Morandi (Salò, 1958) e Bizhan Bassiri (Teheran, 1954) sono due artisti contemporanei che condividono la medesima generazione e un comune sentire l’indagine visuale quale chiave per aprire porte recondite, al limite di una soglia impalpabile tra istinto e consapevolezza.
Due strade che li portano a mescolare le tecniche, i linguaggi, ibridandoli nel terreno della sperimentazione. Bassiri e Morandi propongono due installazioni audio-video e pittoriche che hanno in comune il concetto di energia latente, di magma iconico, di potenzialità plasmatrice di immagini ed emozioni. Bassiri porta a Caserta il video “Il Bisonte”, 1998 che evoca immagini ancestrali e, grazie alla trama musicale avvolgente, rende il visitatore partecipe di un viaggio nel profondo e drammatico.
“L’immagine precede la conoscenza” questo il vero e proprio Manifesto dell’artista, elaborato a partire dal 1986, e volto a fondere letteratura e poesia, teatro e musica, utilizzando tecniche pittoriche e materiali tradizionali, strumenti elettronici e sofisticate elaborazioni fotografiche.
Albano Morandi raccoglie l’energia magmatica di Bassiri con il suoi Fiori assenti, come si intitolano le sue opere realizzate a partire dagli anni Ottanta. L’artista giunge al discorso plastico direttamente dalla pittura, il senso della sua ricerca non condivide le tensioni e i modi di fare della scultura tradizionale, ma non rinuncia neppure al piacere di manipolare vari materiali, unificando le loro differenti qualità in un’unica sostanza. La possibilità, al centro del farsi della vita delle cose e degli uomini di Morandi, a Caserta dialoga così con la potenzialità latente ed energetica dell’animale che si staglia nella terra celeste di Bassiri.
YoY Performing Arts ha inoltre presentato uno spettacolo ispirato all’opera “Palmira” di Medhat Shafik, artista egiziano che coniuga le suggestioni e i colori dell’arte orientale con le più avanzate tecniche compositive delle avanguardie occidentali.
Shafik già Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 1995, viene definito nel sito del Metropolitan Museum di New York come uno dei più interessanti artisti del mondo arabo del XX secolo, la sua opera Palmira vuole essere una ricostruzione poetica dell’antico splendore della città posta a metà strada tra il Mediterraneo e l’Eufrate, luogo di incontro tra Occidente e Oriente, ed eletta a simbolo di fratellanza.
Tele di juta e carte di cotone lavorate a mano, colori a olio e acrilici si mescolano alle garze e ai tessuti dai colori splendenti, ai legni antichi, agli ossidi, agli stucchi, ai pigmenti e ai fili di lana dai colori naturali, tutti questi elementi sovrapposti diventano metafora delle stratificazioni della storia in un recupero simbolico dei luoghi archeologici, che sono la memoria dell’uomo e l’essenza stessa della nostra civiltà.